La dimora di Palermo che custodisce un capriccio nobile e una curiosità rimasta nell’ombra

A Palermo una villa monumentale rivela ambizioni, viaggi e una curiosità rimasta nascosta tra saloni, giardini e memorie della famiglia Whitaker.

30 dicembre 2025 21:00
La dimora di Palermo che custodisce un capriccio nobile e una curiosità rimasta nell’ombra - Foto: Dedda71/Wikipedia
Foto: Dedda71/Wikipedia
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Un sogno inglese trapiantato a Palermo

Chi arriva davanti a Villa Malfitano, nel cuore di Palermo, avverte subito quella strana sensazione che appartiene ai luoghi sospesi: non è un palazzo italiano, non è una residenza inglese, eppure riesce a essere entrambe le cose. La famiglia Whitaker, arrivata in Sicilia nell’Ottocento grazie al commercio del Marsala, volle qui una dimora che raccontasse la loro idea di bellezza e, allo stesso tempo, il loro modo di stare al mondo.
L’edificio, costruito tra il 1886 e il 1889, è un trionfo di scelte personali, un racconto di viaggi e incontri trasformati in architettura. Nei saloni compaiono stili diversi: motivi francesi, tocchi inglesi, richiami orientali. Non c’è ostentazione, ma una continua ricerca di armonia. Camminando nelle stanze, si immagina una Palermo cosmopolita, vicina all’Europa più di quanto la geografia suggerisca.
Il giardino, che circonda la villa come un abbraccio, è forse l’elemento più sorprendente. Qui la famiglia volle piante arrivate da mezzo mondo, acclimatate con pazienza e scelte per creare un piccolo paradiso privato. Ancora oggi, alcuni esemplari secolari raccontano la loro provenienza lontana e la cura con cui vennero trapiantati a Palermo, in un clima che accolse quasi tutto senza resistenze.

La vita mondana che cambiò il destino della villa

Villa Malfitano non nacque solo per essere abitata: era un luogo pensato per accogliere, ricevere, confrontarsi. I Whitaker, legati ai circoli europei più influenti, trasformarono questa residenza in un punto d’incontro privilegiato. Qui passarono studiosi, aristocratici, viaggiatori, diplomatici, persino sovrani. Eppure, la villa non divenne mai una corte, ma una casa vissuta, dove formalità e calore si mescolavano senza sforzo.
In quegli anni Palermo viveva una stagione straordinaria. Era una città dove l’aristocrazia straniera si muoveva con naturalezza e dove i Whitaker costruirono legami profondi con la comunità intellettuale locale. La villa divenne così un laboratorio culturale, un luogo dove il passato siciliano dialogava con idee nuove, arrivate da oltre mare.
Poi arrivarono decenni complessi: cambiamenti economici, mutamenti sociali, trasformazioni della città. La villa perse la sua centralità, ma non la sua dignità. Rimase lì, silenziosa e imponente, finché la scelta più importante non venne presa: destinarla alla collettività. Oggi, infatti, la villa appartiene alla Fondazione Whitaker, che ne custodisce storia e memorie, mantenendo aperti gli spazi affinché ciò che fu privato possa essere nuovamente condiviso.

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