Vicino Catania c'è un paese che si è rialzato due volte: la sua storia è sorprendente

Fleri, frazione di Zafferana Etnea. Tra lava e terremoti, la storia vera di un paese che ha saputo rinascere due volte.

13 dicembre 2025 15:00
Vicino Catania c'è un paese che si è rialzato due volte: la sua storia è sorprendente - Foto: Lelezaff/Wikipedia
Foto: Lelezaff/Wikipedia
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Un borgo tra l’Etna e il silenzio

C’è un tratto di strada che, salendo da Zafferana Etnea verso i pendii del vulcano, passa accanto a Fleri, una frazione minuta, ordinata, incastonata tra il verde e la cenere.

Chi la attraversa per la prima volta non immagina che, dietro quelle case basse e le chiese dal profilo semplice, si nasconda una delle storie più intense e dolorose dell’Etna moderno. Perché Fleri è uno di quei luoghi che la montagna ha messo alla prova più volte, ma che non ha mai piegato del tutto.

Fondata come piccolo insediamento rurale tra il XVIII e il XIX secolo, Fleri è cresciuta lentamente attorno alla sua chiesa madre, dedicata a Maria Santissima del Rosario, punto d’incontro e di identità per tutta la comunità. La vicinanza con Zafferana Etnea e con la fascia lavica del versante sud-est dell’Etna ha segnato la sua vita fin dall’inizio: fertile, certo, ma anche fragile, perché qui la terra vibra spesso, e non solo per le eruzioni.

Il giorno in cui la terra tremò

Era la notte del 26 dicembre 2018 quando un violento terremoto di magnitudo 4.9 colpì la zona etnea. L’epicentro era proprio tra Fleri, Pennisi e Pisano, tre frazioni che in pochi secondi videro crollare case, muri e la tranquillità di una vita quotidiana.

Le immagini di quella mattina fecero il giro del Paese: la chiesa madre lesionata, le abitazioni sventrate, le strade spezzate come carta. Ma anche la tenacia degli abitanti, che si misero subito a spalare macerie e a ricominciare, come se quella resilienza fosse un riflesso naturale, un’eredità tramandata da chi, in passato, aveva già affrontato la furia dell’Etna.

Fleri aveva infatti già conosciuto la paura nel 1792, quando una colata lavica lambì i confini del territorio, distruggendo campi e stalle. Eppure, ogni volta, il paese è rinato, senza clamore, ricostruendo pietra su pietra e mantenendo vivo il suo cuore: la piazza principale, il campanile e le case a un piano, tutte in pietra nera, come a ricordare che la vita, qui, nasce proprio dalla lava.

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