Tra due borghi si cela una meraviglia dimenticata | La fortezza sull’acqua che ha sorpreso la Sicilia

Sembra uscita da un romanzo epico: la trovi solo se sai dove cercare. Un angolo sospeso tra storia e natura che pochi conoscono davvero.

A cura di Paolo Privitera
04 luglio 2025 15:00
Tra due borghi si cela una meraviglia dimenticata | La fortezza sull’acqua che ha sorpreso la Sicilia - Foto: Mαρκος/Wikipedia
Foto: Mαρκος/Wikipedia
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Un luogo sospeso tra leggenda e silenzio

Sembra quasi una visione: tra Bivona e Alessandria della Rocca, tra sentieri dimenticati e curve che scompaiono nel nulla, appare all’improvviso un angolo incantato della Sicilia più remota. La diga c’è, ma non è solo una struttura d’acqua e cemento. Qui, la natura si mescola con la storia, e la leggenda prende forma tra le rocce.

Le parole di Luigi Natoli ne “I Beati Paoli” tornano in mente come un'eco: «Un castello simile a un falco appollaiato…». È così che comincia il viaggio: una ricerca che non segue coordinate, ma istinti antichi. Si sale, si cammina, si osserva. La primavera trasforma ogni cosa in un quadro in movimento: ronzii, margherite, profumi.

Là dove il tempo si è fermato

Il percorso è breve ma ricco di meraviglia. Intorno alla diga Magazzolo – chiamata anche Castello – il paesaggio si fa protagonista, con curve disegnate da boschi e silenzi rotti solo dal canto degli uccelli. I ruderi appaiono quasi per caso, dopo una curva che sembra uguale alle altre: sono quelli del Castello Pietra d’Amico, un tempo baluardo contro gli invasori.

La costruzione risale forse all’epoca bizantina, edificata per respingere le incursioni saracene. I primi reperti vennero ritrovati negli anni ’80, proprio durante i lavori per la diga. Oggi rimane poco: una torre, qualche pietra, e l’eco di un passato che si rifiuta di scomparire.

Un sentiero da cavalieri moderni

Camminare in questi luoghi significa riaccendere un istinto sopito: quello dell’esploratore, del cavaliere, del viandante che cerca tracce perdute. Tra i massi e la vegetazione, tra i casolari abbandonati e l’acqua che riflette il cielo, la Sicilia rivela il suo volto più autentico.

Non è un’attrazione da cartolina, né una meta da guida turistica. È una parentesi sospesa, un incontro intimo con una parte dell’isola che resiste.

Il ritorno, tra memoria e scoperta

La strada del ritorno ha il sapore delle cose compiute. Il fortino può anche essere stato ridotto a rudere, ma ha ancora il potere di raccontare. Pietra dopo pietra, il tempo scolpisce una memoria collettiva fatta di conquiste, perdite e silenzi.

Non servono guide per trovare questi luoghi, ma occhi allenati alla meraviglia. Chi sa guardare, vedrà. E forse tornerà.

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