Un’arte che ha lasciato tutti senza parole: il quartiere degli stucchi incredibili di Palermo

Scopri l’incredibile arte degli oratori barocchi di Palermo: Serpotta trasformò Santa Cita in una sinfonia di luce, polvere e meraviglia.

A cura di Paolo Privitera
02 agosto 2025 12:00
Un’arte che ha lasciato tutti senza parole: il quartiere degli stucchi incredibili di Palermo - Foto: Fabrizio Garrisi/Wikipedia
Foto: Fabrizio Garrisi/Wikipedia
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Il cuore della Palermo barocca che parla in stucco

Nel cuore del quartiere della Loggia di Palermo, a pochi passi dalla Vucciria e dal mare, si nasconde un gioiello assoluto del barocco siciliano: l’Oratorio del Rosario di Santa Cita, un luogo che più di ogni altro ha consacrato il genio di Giacomo Serpotta. Costruito nel XVII secolo e decorato tra il 1686 e il 1718, questo piccolo oratorio è considerato un capolavoro mondiale dell’arte plastica barocca, una "teca viva" di luce e gesso, dove ogni parete è un racconto e ogni angolo uno stupore. Le decorazioni in stucco, candide e al tempo stesso teatrali, narrano episodi della vita della Madonna e delle battaglie della Lega Santa, con una tale espressività e movimento da sembrare vive ancora oggi.

Giacomo Serpotta: il Michelangelo dello stucco

Nato a Palermo nel 1656, Giacomo Serpotta è stato uno degli artisti più straordinari che l’isola abbia mai espresso. Autodidatta, mai uscito dalla Sicilia, ha però sviluppato uno stile ineguagliabile, tanto da essere definito il Michelangelo dello stucco. Nei suoi oratori, Serpotta ha usato il bianco per creare un’illusione ottica: gli angeli sembrano fluttuare, i putti giocano sui cornicioni, e le allegorie, tra cui le celebri “virtù serpottiane”, sembrano interagire direttamente con i visitatori. La tecnica mista – stucco, vetro macinato, specchi, pigmenti naturali – ha reso i suoi lavori unici nel mondo barocco, capaci di parlare ancora oggi ai palermitani e ai visitatori con emozione viva.

Non solo Santa Cita: il circuito degli oratori serpottiani

Sebbene l’oratorio più famoso sia quello di Santa Cita, Serpotta ha lasciato il suo segno anche in altri oratori cittadini. L’Oratorio del Rosario in San Domenico, decorato poco dopo, rappresenta una variazione sul tema, con maggiore intensità religiosa e meno elementi narrativi, ma con una raffinatezza tecnica persino superiore. Da non dimenticare anche l’Oratorio di San Lorenzo, che ospitava la “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” di Caravaggio – poi trafugata nel 1969. Qui Serpotta realizzò alcune tra le sue allegorie più commoventi, tra cui quella della Fede, che sembra piangere nel vuoto lasciato dalla tela scomparsa.

Curiosità

Dopo decenni di degrado e abbandono, gli oratori serpottiani sono oggi tra i monumenti più visitati di Palermo, grazie a un importante progetto di recupero avviato negli anni ’90 e completato nel 2000. Le guide locali, i tour urbani e persino i percorsi scolastici si sono riappropriati di questi spazi, che oggi sono considerati patrimonio identitario della città. I palermitani hanno finalmente riscoperto questi luoghi non solo come mete turistiche, ma come punti di orgoglio storico, capaci di raccontare un’altra Palermo: non solo quella dei mercati o delle chiese arabo-normanne, ma quella del barocco teatrale, poetico, sensuale e intelligente.

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