La piazza dell’Università di Catania dove leggende e barocco si incontrano
Piazza dell’Università a Catania unisce architettura barocca e leggende popolari: un salotto urbano che sorprende ogni visitatore.


Un cuore barocco nel centro storico
Nel centro di Catania, a pochi passi da Piazza del Duomo, si apre la splendida Piazza dell’Università, un salotto urbano che da secoli rappresenta il cuore culturale e sociale della città. Realizzata nel XVII secolo e completata dopo il terremoto del 1693, la piazza prende il nome dal maestoso Palazzo dell’Università, sede dell’ateneo più antico della Sicilia, fondato nel 1434. Lo spazio urbano è racchiuso da eleganti edifici barocchi: il palazzo dei Santi Giuliano, il palazzo San Giuliano e il palazzo Gioeni, che insieme creano una scenografia monumentale. Camminando tra i suoi basolati in pietra lavica, si respira ancora oggi l’atmosfera di una città che ha saputo rinascere dalle macerie con lo splendore del barocco.
Le leggende scolpite nei lampioni
La piazza non è famosa solo per la sua architettura, ma anche per i quattro grandi lampioni in bronzo e pietra realizzati nel 1957 dallo scultore Mimì Maria Lazzaro. Ognuno di essi raffigura una leggenda legata a Catania: Colapesce, il giovane che sorregge una colonna del mondo marino; Gammazita, la fanciulla che si sacrificò per non cedere all’invasore francese; i Fratelli Pii, che salvarono i genitori dall’eruzione dell’Etna; e il cavaliere Uzeta, simbolo di coraggio e libertà. Queste figure popolari, immortalate nella pietra, rendono la piazza un luogo unico, dove arte e mito convivono e parlano ancora oggi al cuore dei catanesi e dei visitatori.
Una piazza viva tra passato e presente
Oltre alla bellezza artistica, la piazza è tuttora uno degli spazi più vissuti della città. Qui si svolgono incontri, eventi culturali e passeggiate quotidiane. La vicinanza con le vie principali del centro la rende un luogo di passaggio obbligato, ma anche di sosta e contemplazione. Sedersi ai tavolini dei bar che la circondano significa ammirare un museo a cielo aperto, dove il tempo sembra scorrere tra il fasto barocco e le voci del presente.