L'assurda eruzione etnea che riscrisse i suoi versanti e distrusse l’Osservatorio Etneo

L’eruzione dell’Etna del 1971 sconvolse il vulcano con colate imponenti che distrussero l’Osservatorio Etneo e modificarono il paesaggio.

19 ottobre 2025 12:00
L'assurda eruzione etnea che riscrisse i suoi versanti e distrusse l’Osservatorio Etneo - Immagine di fantasia
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Un’eruzione lunga e devastante

Il 5 aprile 1971 l’Etna entrò in una fase eruttiva che sarebbe durata fino al 6 maggio. A differenza di altre eruzioni, quella del 1971 si caratterizzò per l’apertura di numerose fratture sul versante sud-orientale del vulcano, da cui fuoriuscirono imponenti colate laviche. Questi flussi non minacciarono direttamente i centri abitati, ma colpirono duramente le infrastrutture scientifiche e naturali già presenti sul vulcano.

La colata lavica più celebre raggiunse e distrusse il vecchio Osservatorio Etneo situato a quota 2940 metri. Questa perdita fu simbolicamente importante: l’edificio, costruito nel XIX secolo, era stato per decenni il cuore delle osservazioni vulcanologiche.

Le cicatrici lasciate sul vulcano

Oltre a cancellare l’Osservatorio, l’eruzione danneggiò i boschi dell’Etna: vaste aree di pinete e faggete furono ricoperte dalla lava, modificando in maniera permanente l’assetto vegetativo del vulcano. Le colate interessarono anche i dintorni di Fornazzo, lambendo zone abitate ma senza causare distruzioni dirette.

L’eruzione del 1971 è ricordata anche per la grande produzione di ceneri vulcaniche, che si spinsero fino a Catania e oltre, creando disagi nei trasporti e nei raccolti agricoli della piana etnea.

A seguito dell’eruzione del 1971 si avviò un nuovo ciclo di studi scientifici sul vulcano, con il potenziamento delle attività di monitoraggio. L’evento dimostrò la vulnerabilità delle strutture umane sul vulcano e spinse alla nascita di infrastrutture di osservazione più moderne e sicure, gettando le basi per l’attuale rete di sorveglianza dell’INGV di Catania.

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