L’edificio che non dorme mai: a Catania custodisce un segreto architettonico che pochi conoscono
Nel cuore di Catania sorge un edificio unico, simbolo dell’architettura moderna siciliana e teatro di una curiosità poco nota.
Una presenza enigmatica nel cuore di Catania
Tra le strade del centro di Catania, accanto a palazzi barocchi e prospetti ottocenteschi, si alza una struttura diversa da tutto ciò che la circonda.
Il Clementi Clinic Building nasce negli anni Cinquanta come edificio medico-residenziale progettato dall’architetto Giuseppe Samonà, una delle figure più influenti del razionalismo italiano.
Il suo impianto architettonico rompe gli schemi della città storica: volumi spigolosi, piani sfalsati, ampie superfici vetrate e un uso della pietra lavica che dialoga con l’ambiente urbano circostante. L’edificio non cerca di nascondersi: si impone con una personalità netta, un segno modernista nel tessuto antico.
Progettato come sede di clinica privata e abitazioni, rappresentò un tentativo di coniugare funzionalità e sperimentazione, in un’epoca in cui Catania stava lentamente riemergendo dalle ferite della guerra.
Un laboratorio di luce e materia
Samonà, già docente di Urbanistica e autore di opere pubbliche in tutta Italia, scelse per questo progetto un linguaggio che si rifà al razionalismo mediterraneo: rigoroso ma mai freddo, integrato con i materiali locali.
Le vetrate verticali e le logge in aggetto furono pensate per garantire luce naturale e ventilazione ai reparti medici, anticipando di decenni concetti oggi considerati centrali nell’architettura sanitaria.
La pietra lavica, tipica dell’Etna, diventa parte del racconto costruttivo: grigia, porosa, resistente, inserita nel cemento armato per creare contrasti cromatici che mutano durante il giorno.
L’edificio riflette così la doppia anima di Catania — antica e moderna, classica e sperimentale — e continua a essere oggetto di studio nelle facoltà di Architettura per la sua avanguardia formale.