Un gioiello nascosto tra i boschi, la verità sulle nocciole dell’Etna che pochi conoscono

Scopri le nocciole dell’Etna: dal terroir vulcanico, tra antiche varietà e curiosità che i catanesi ameranno!

A cura di Paolo Privitera
31 luglio 2025 21:00
Un gioiello nascosto tra i boschi, la verità sulle nocciole dell’Etna che pochi conoscono - Foto: Ivar Leidus/Wikipedia
Foto: Ivar Leidus/Wikipedia
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Le origini e il terroir dell’Etna

Le nocciole dell’Etna nascono in un ambiente unico: pendici vulcaniche tra i 400 e i 1 300 m s.l.m., nei comuni etnei come Zafferana, Milo, Sant’Alfio, Castiglione e Linguaglossa. Coltivate dalla fine dell’Ottocento, queste nocciole si adattano perfettamente ai suoli lavici, con radici profonde che aiutano a prevenire l’erosione. Oggi rappresentano un vero patrimonio genetico siciliano, con varietà pregiate come Comune di Sicilia, Monte Bello, Santa Maria del Gesù e altre.

Produzione, gusti e utilizzo

La raccolta avviene tra settembre e ottobre, con essiccazione solare (5–6 giorni) per preservarne aroma e qualità. Il frutto è di forma tondeggiante o leggermente ovoidale (2,4–3 g), con guscio compatto e seme avorio colorato da una pellicola marrone scuro. Dal punto di vista nutrizionale, sono ricche di acidi grassi monoinsaturi, vitamina E, B6, minerali e antiossidanti, perfette sia al naturale che in creme, gelati e dolci tipici dei catanesi.

Valorizzazione e futuro sostenibile

Negli ultimi anni cresce l’interesse dei produttori locali: aziende come Nocciolando e Etna Nocciole promuovono filiera biologica e raccolta manuale in altitudine. Inoltre, è in corso un percorso verso IGP/DOP per la nocciola siciliana: iniziative promosse dal GAL Nebrodi Plus puntano a riconoscerla come prodotto a denominazione protetta, valorizzando la coltivazione etnea. Questo rappresenta una vera opportunità di rilancio economico per le comunità catanesi appassionate di agricoltura tradizionale.

Curiosità

Oggi sul versante dell’Etna esistono oltre 1 000 ha di noccioleti, ma secondo stime recenti solo circa 700 ha sono produttivi, e meno di 200 ha sono curati regolarmente. Un tesoro qui, in attesa di fiorire a pieno per i catanesi e il mercato globale!

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